Ogni azione ha una conseguenza. Ogni mossa produce un risultato. Ogni causa ha un suo effetto. Questa seconda stagione di Mr. Robot ci ha mostrato e insegnato questo. Le conseguenze dell’attacco hacker più grande mai avvenuto. Elliot guarda fuori dal finestrino gli effetti delle sue azioni, guarda la paura negli occhi di Angela, che lo pone davanti alla cruda realtà dei fatti. Eppure, come ogni eroe che si rispetti, tutto ciò che Elliot ha fatto, lo ha fatto per mettere al sicuro le persone che ama, per aiutarle e proteggerle. Ma il senso di colpa che attanaglia il protagonista è un macigno con il quale dovrà fare i conti, diviso tra l’FBI alle costole e la Dark Army che incombe su tutti loro, senza dimenticare Mr. Robot, sempre più presente e ingombrante, seppur assente nei momenti topici.
Il fantasma di Tyrell continua ad aleggiare intorno ad Elliot, ma il mistero sulla sua presunta morte rimane ancora tale, proprio a causa dell’ennesima sparizione strategica di Mr. Robot. Eppure, la moglie Joanna, convinta che il marito sia vivo, racconta dei presunti regali ricevuti da Tyrell e costringe Elliot ad aiutarla nel suo ritrovamento, minacciandolo. Il tempo di creare un’antenna per il wi-fi improvvisata con il contenitore delle patatine Pringles, che Elliot riesce a fingersi un agente della polizia e riuscire a localizzare la – si presume – chiamata di Tyrell, che condurrà ad un appartamento non meglio conosciuto.
Ma ad Elliot – o meglio al genio creatore della serie Sam Esmail – piace renderci partecipi. Ed ecco partire un movimento di camera totalmente sconnesso dal racconto diegetico ma realizzato esclusivamente per il pubblico, che con una panoramica dall’alto ci mostra l’interno della casa del protagonista – non sia mai che riusciamo a scovare qualche indizio e aiutare Elliot, da buon amici quali siamo – anche lui ignaro della sorte di Tyrell. La regia ancora una volta stupisce e imprime la propria mano estremamente personale, con una messa in scena curata e precisa che accresce ancor più la suspense e il coinvolgimento del telespettatore.
Anche la colonna sonora gioca un ruolo fondamentale, in due momenti particolari: subito dopo la scena iniziale, in cui Phillip Price e Terry Colby parlano delle prossime pedine da muovere, con riferimenti anche alla politica statunitense (si citano il Presidente Obama e Donald Trump), parte una musica stridente e in assoluto contrasto con la scena, che fa da raccordo con la successiva, in cui appare Joanna sensuale come sempre, intenta a vestirsi e truccarsi. Il secondo momento è ovviamente quello del finale: le storyline si intrecciano e sovrappongono, e mentre l’agente Dom riflette, Darlene e Cisco discutono, ridono ignari di ciò che gli attende, e ancora, Elliot affronta Angela in metropolitana. Il motivo musicale di sottofondo accresce la suspense e non fa presagire nulla di buono. Il finale, infatti, come previsto lascia senza fiato lo spettatore, regalandoci prima un dolce romantico bacio e subito dopo una feroce sparatoria, con Dom ricoperta di sangue a chiudere l’episodio.
Insomma, nonostante i tanti enigmi lasciati ancora in sospeso, il bandolo della matassa inizia a sciogliersi e i pezzi del puzzle iniziano ad andare al loro posto, in vista del finale di stagione che si preannuncia ancora una volta epico.